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LA
LITURGIA DEL GIORNO
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XIV
DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO
B)
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Grado della
Celebrazione: DOMENICA
Colore liturgico: Verde
Antifona
d'ingresso
Ricordiamo, o Dio, la tua misericordia
in
mezzo al tuo tempio.
Come il tuo nome, o Dio, così la tua lode
si estende ai confini della terra;
di giustizia è piena
la tua destra. (Sal 48,10-11)
Colletta
O
Dio, che nell’umiliazione del tuo Figlio
hai risollevato
l’umanità dalla sua caduta,
donaci una rinnovata gioia
pasquale,
perché, liberi dall’oppressione della colpa,
partecipiamo alla felicità eterna.
Per il nostro Signore
Gesù Cristo...
Oppure:
O Padre, togli il velo dai
nostri occhi
e donaci la luce dello Spirito,
perché
sappiamo riconoscere la tua gloria
nell’umiliazione del tuo
Figlio
e nella nostra infermità umana
sperimentiamo la
potenza della sua risurrezione.
Per il nostro Signore Gesù
Cristo...
PRIMA LETTURA
(Ez 2,2-5)
Sono una genìa di ribelli, sapranno
almeno che un profeta si trova in mezzo a loro.
Dal libro del
profeta Ezechièle
In quei giorni, uno spirito entrò in
me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava.
Mi
disse: «Figlio dell’uomo, io ti mando ai figli d’Israele, a una
razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro
padri si sono sollevati contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti
mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: “Dice
il Signore Dio”. Ascoltino o non ascoltino – dal momento che sono
una genìa di ribelli –, sapranno almeno che un profeta si trova in
mezzo a loro».
Parola di Dio
SALMO
RESPONSORIALE (Sal 122)
Rit: I nostri occhi sono
rivolti al Signore.
A te alzo i miei
occhi,
a te che siedi nei cieli.
Ecco, come gli occhi dei
servi
alla mano dei loro padroni.
Come gli occhi di
una schiava
alla mano della sua padrona,
così i nostri
occhi al Signore nostro Dio,
finché abbia pietà di noi.
Pietà
di noi, Signore, pietà di noi,
siamo già troppo sazi di
disprezzo,
troppo sazi noi siamo dello scherno dei gaudenti,
del
disprezzo dei superbi.
SECONDA
LETTURA (2Cor 12,7-10)
Mi vanterò delle mie
debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo.
Dalla seconda
lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi
Fratelli,
affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una
spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in
superbia.
A causa di questo per tre volte ho pregato il Signore
che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto: «Ti basta la mia
grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza».
Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché
dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie
debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni,
nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è
allora che sono forte.
Parola di Dio
Canto al
Vangelo (Cf Lc 4,18)
Alleluia, alleluia.
Lo
Spirito del Signore è sopra di me:
mi ha mandato a portare ai
poveri il lieto annuncio.
Alleluia.
VANGELO (Mc
6,1-6)
Un profeta non è disprezzato se non nella sua
patria.
+ Dal
Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù venne nella sua
patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si
mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano
stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza
è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti
dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il
fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue
sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di
scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato
se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì
non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi
malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù
percorreva i villaggi d’intorno, insegnando.
Parola del
Signore
Preghiera dei
fedeli
Fratelli e sorelle, Gesù ha conosciuto
l'incomprensione e l'ostilità degli uomini. Ora ci chiede di
riconoscerlo come nostro Salvatore. Esprimiamo questa fede
abbandonandoci in fiduciosa preghiera, nella disponibilità a portare
nel mondo la sua Parola.
Preghiamo insieme e diciamo: Noi ci
affidiamo a te, o Signore.
1. Guarda, Signore, la tua
Chiesa sparsa in tutto il mondo, che continua ad annunciare il
Vangelo. Nella difficoltà e nelle debolezze, sappia trovare in te la
sua forza, preghiamo.
2. Guarda, Signore, i tuoi ministri e
missionari, che hanno il compito di guidare le comunità cristiane.
Siano modelli per il loro gregge e trovino in te gioia e fiducia,
preghiamo.
3. Guarda, Signore, l'umanità incerta e smarrita, a
volte in cammino senza una meta. Donale sempre profeti di speranza,
capaci di una parola incisiva e dotati di un'autentica umanità,
preghiamo.
4. Guarda, Signore, tutti gli uomini di buona
volontà, che si affannano nelle incertezze della vita. Non lasciarli
mai soli e rafforzali nei loro intenti, preghiamo.
5. Guarda,
Signore, la nostra comunità in preghiera, che rischia di abituarsi
al Signore Gesù al punto di non riconoscerlo più nella vita
quotidiana. Donaci il coraggio di una sana autocritica e un cuore
coraggioso e generoso, preghiamo.
Padre Santo, che hai
donato al mondo il tuo Figlio Gesù, che ha subito il rifiuto e
l'umiliazione, aiutaci a camminare come suoi discepoli, anche nel
momento dell'incomprensione e della fatica della testimonianza. Egli
vive e regna nei secoli dei secoli.
Preghiera
sulle offerte
Ci purifichi, Signore,
quest’offerta
che consacriamo al tuo nome,
e ci conduca di giorno in giorno
a esprimere in noi la vita nuova del Cristo tuo Figlio.
Egli
vive e regna nei secoli dei secoli.
Antifona di
comunione
Gustate e vedete quanto è buono il Signore;
beato l’uomo che in lui si rifugia. (Sal 34,9)
Oppure:
Gesù insegnava nella sinagoga
e molti rimanevano stupiti
della sua sapienza. (cf. Mc 6,2)
Preghiera
dopo la comunione
Dio onnipotente ed eterno,
che ci
hai nutriti con i doni della tua carità senza limiti,
fa’
che godiamo i benefici della salvezza
e viviamo sempre in
rendimento di grazie.
Per Cristo nostro Signore.
Commento
Nella
storia, nel quotidiano più ordinario, il Dio eterno si fa prossimo
dell’uomo. Attira la sua attenzione e gli invia dei “segni”:
per esempio, facciamo l’esperienza inattesa del suo aiuto;
incontriamo un uomo che testimonia di lui con forza. La sua preghiera
ci coinvolge e noi “prendiamo gusto a essere con Dio”. Ascoltiamo
la sua parola in modo nuovo. Scopriamo subito il suo intervento negli
avvenimenti della nostra vita e scopriamo sempre più chiaramente il
“filo conduttore”. Ma può accadere che talvolta percepiamo
l’incontro con lui come una esigenza che ci disturba, che ci irrita
e ci provoca. È necessario abbandonare la terra ferma, osar
affrontare l’ignoto, forse cambiare.
E subito ricominciamo a
fare questi ragionamenti: Perché dare un senso particolare a tale
avvenimento? Non è piuttosto il caso a ordinare tutto, le leggi
naturali come gli obblighi sociali? Perché prendere le elucubrazioni
del nostro spirito come “messaggi di Dio”? Uno psicologo potrebbe
spiegare meglio i diversi motivi delle nostre reazioni.
Il
nostro io percepisce un rischio, e rifiuta, per pigrizia o per
autodifesa. Peggio: la nostra vita prende allora una cattiva
direzione.
Gesù viene nella sua città natale. L’interesse
che suscita aumenta sempre di più. Il suo insegnamento suscita
meraviglia. Da lui emana una saggezza indicibile. Ma molto presto
l’attrattiva che egli esercita si altera: La gente è stupita:
“Donde gli vengono queste cose? Non è costui il carpentiere?”,
rampollo di una famiglia ordinaria? E trasmetterebbe una nuova
dottrina? Annuncerebbe una esigenza?
Era certamente in gioco
l’invidia. E soprattutto il “buon senso”.
È per questa
ragione che i contemporanei di Gesù rifiutano di riconoscere
l’azione di Dio nell’avvenimento. E non è tutto: deformano
l’evento di Cristo e lo trasformano in “scandalo”, in una forza
del male che spinge al peccato. Tale interpretazione “tenebrosa”
finisce per rassicurarli, dopo una simile provocazione.
Ecco
una tranquillità pagata molto cara! La fede in Dio e la redenzione
in Gesù Cristo diventano inaccessibili. Invece, gli abitanti di
Nazaret avrebbero dovuto rischiare di abbandonarsi. Soltanto colui
che ha una relazione di intimità con il Redentore sarà salvato.
Colui che si è blindato nell’autoconservazione rimane chiuso alla
salvezza. E sospettare con cattiveria che l’attrazione di Cristo
sia una tentazione contro Dio in realtà non fa che rassicurare il
suo egoismo, per quanto “ragionevoli” possano apparire i suoi
argomenti.